venerdì 14 luglio 2017

Mai più come al G8

 NEWSLETTER DI COMUNE
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WOW!
Più di 100 adesioni alla nuova campagna "Un mondo nuovo comincia da qui" soltanto in un mese. Certo, restiamo una pulce, sia chiaro. Tuttavia tantissime persone si ostinano a dirci, facendoci pure un po’ arrossire, che per loro questa nostra bizzarra e inadeguata fatica è davvero utile, anzi è molto importante. Il perché, continuano a scriverlo, ognuno a modo suo, nelle bellissime adesioni alla campagna. Chi si aggiunge alla compagnia?
UN MONDO NUOVO COMINCIA DA QUI

 

MAI PIÙ COME AL G8
Sedici anni dopo la mattanza del G8 abbiamo una legge sulla tortura, ma siamo qui a domandarci se sia una legge anche contro la tortura. E la risposta prevalente è decisamente no. Una legge contestata, passata senza dibattito e senza voti contrari. Ricordate le proposte del movimento di Genova, dai codici identificativi sulle divise degli agenti all’istituzione di una commissione parlamentare d’inchiesta sui fatti del G8? Tutto affossato. Oggi appare evidente che il potere e i suoi apparati vogliono avere “mani libere” sui corpi di quelli che sono in basso. L’approvazione di una legge pasticciata e pericolosa mostra soltanto una cosa: l&rsquo ;importanza di lottare ogni giorno e in molti modi, anche quando la realpolitik spingerebbe ad accettare quel che passa il convento
LORENZO GUADAGNUCCI

21/07/2001: ORE 19, PROVO A CHIAMARE MIO FRATELLO ELENA GIULIANI

MI CHIAMO IBRAHIM, HO VENTIQUATTRO ANNI
Mi chiamo Ibrahim, ho ventiquattro anni, sono nato in Costa d’Avorio e vivo a Napoli da sette anni. Conosco cinque lingue. Dicono che sono un ragazzo molte gentile: a me piace dare una mano ai rifugiati e ai ragazzi appena arrivati nei Centri di accoglienza straordinaria. Domenica mattina mi sono sentito male, sono andato a un ospedale dove mi hanno subito rimandato a casa. Nelle ore successive ho chiesto più volte soccorso: i miei amici hanno invano chiamato un’ambulanza, poi sono stati rifiutati da un taxi e sono stati allontanati dai carabinieri. Per fortuna ho amici robusti e che mi vogliono bene: alla fine mi hanno portato loro sulle spalle fino alla guardia medica più vicina dove soni arrivato alle 2,30 di luned&i grave; e mi hanno portato subito in sala operatoria. Peccato che non possa ringraziarli: poche ore dopo l’arrivo alla Guardia medica di Loreto Mare sono morto per un’appendicite. O per razzismo?
EX OPG OCCUPATO JE' SO PAZZO DI NAPOLI

IL BUSINESS DEI VACCINI OBBLIGATORI
La decisione del governo di rendere obbligatorie undici vaccinazioni è pericolosa e inaccettabile. Occorre proteggere la salute dei cittadini, non il fatturato dei laboratori, dice Michèle Rivasi, biologa, coautrice del saggio Il racket dei laboratori farmaceutici. Come trovare una via d’uscita ed eurodeputata. “Settantasei immunizzazioni prima di aver raggiunto i diciotto mesi: la Francia sarebbe il primo paese d’Europa a voler imporre con tanta forza la panacea delle vaccinazioni. Ha ragione? Non sembra proprio!”. La ribellione contro l’imbroglio dei vaccini non si estende solo in Italia. Intanto il fatturato mondiale relativo alla vendita dei vaccini è p assato da sei miliardi di euro nel 2006 a venti miliardi nel 2012. E il mercato si aspetta almeno 56 miliardi nel 2017
MICHÈLE RIVASI

VI CREDEREMO
Nei giorni in cui uno stupro di gruppo viene definito “una bambinata”, in Gran Bretagna si trasmette una serie durissima, Broadchurch, utile a chiarire la necessità di un cambiamento culturale e insieme a far percepire quanto quel cambiamento sia da costruire ogni giorno ma sulla lunga durata. Nel corso dell’indagine al centro della serie, sul caso di una donna che ha subito violenza sessuale, si evidenziano con chiarezza le infinite e sottovalutate connessioni tra linguaggio, violenza di genere e superficialità nella percezione delle microaggressioni e delle categorizzazioni delle figure femminili, si creano le condizioni per scardinare il meccanismo della non-denuncia, si mostrano le responsabilità dei media. Memorabile l’intervento del la detective Miller quando comunica con la città e riassume i nodi problematici della lotta allo stupro, segnalando la gravissima tendenza a non denunciare le aggressioni e invitando altre donne a farsi avanti, “Vi crederemo e verrete trattate con dignità… Nel frattempo incoraggiamo la comunità locale a restare vigile… Questo aggressore è il familiare di qualcuno. Un marito, o un fratello, o un figlio, o un amico o un collega”. Puntata dopo puntata, si compie il tour nelle espressioni di misoginia culturale pervasive della nostra società, con una specifica attenzione a illustrare e condannare più di tutto il cosiddetto ‘sessismo benevolente’ che comprende tutte quelle manifestazioni soggettive che considerano la donna nel suo ruolo tradizionale: l’essere paternalisticamente protettivi, l’idealizzazione della donna, il compiere atti di cosiddetta ‘cavalleria’…”. Insomm a, un viaggio nella violenza contro le donne, implacabilmente diretto e chiaro, di cui avevamo bisogno
PAOLA DEL ZOPPO

MERITO TRA DONO E DEBITO
Il merito abita il governo del mondo. Dalla fine degli anni Novanta il suo dominio si è esteso anche sull’universo dell’educazione e dell’istruzione: un nuovo vocabolario, quello dell’aziendalizzazione della scuola e dei presidi-manager, racconta e trasforma ogni giorno quell’universo per meglio rispondere all’avanzata neoliberista. Per decolonizzare il nostro immaginario e per resistere creando qualcosa di diverso nella scuola e nella società occorre comprendere ciò che nelle parole si nasconde, a cominciare dal concetto di merito e dalla sua storia
RENATA PULEO

MA LE IDEE DIVERSE SI COPRONO L'UN L'ALTRA?
Farsi un’idea propria, approfondire un concetto, avviare un confronto, cogliere le diversità, scoprire come i pensieri si legano e si modellano, accettare la complessità delle cose, immaginare, cambiare idea, non smettere di cercare domande e di discutere… Dei buoni appunti di pensiero critico si possono rimediare anche in una quarta elementare
FRANCO LORENZONI

SE POI LA NATURA SBADIGLIA
Sono in molti a sostenere che non c’è più separazione tra ciò che è naturale ciò che è culturale, sarebbe una delle peculiarità della nuova era, l’Antropocene. Resta però tutto aperto il problema del dis-adattamento tra la velocità dei cambiamenti naturali e quella delle trasformazioni prodotte dall’uomo, insomma la sostanza della questione ambientale. La tecnologia, intesa come una delle espressioni dell’idea contemporanea di cultura, può certo aiutarci a ridurre il dis-adattamento tra uomo e ambiente ma, naturalmente, non basta. Se non si interviene sulla cultura, se continueremo a guardare all’ambiente come a uno sfondo per le nostre at tività, o a un giacimento da cui continuare a estrarre risorse, sarà la natura, magari con un piccolo sbadiglio, come il recente terremoto nell’Italia centrale, a riportarci alla realtà. Quella della sua incommensurabile potenza, rispetto alla quale i nostri effimeri sforzi di adattare le città alle conseguenze dei cambiamenti da noi prodotti, sono insignificanti
ENZO SCANDURRA

CARI NEANDERTHAL, AVETE ROTTO I COGLIONI
Chi usa la bici in città e altrove non crea problemi né agli altri né all’ambiente, eppure la vecchia “specie” degli automobilisti, i Neanderthal contemporanei, lo indica impunemente come “pericoloso”. Capita in modo frequente quanto intollerabile, invece, che chi va in bici, il Sapiens contemporaneo, venga ucciso in strada da esponenti dei Neanderthal, la specie che sta per soppiantare. Essi rifiutano in modo assoluto di assumersi le responsabilità che gli competono, favoriti dal fatto che detengono – per ora – il monopolio intossicato della narrazione. Non durerà, perché la specie Sapiens, per quanto viva in ambiente ostile, prolifica e aumenta di numero al netto degli “incidenti& rdquo; provocati dai Neanderthal, che sono soliti invece uccidersi anche tra loro con vere e proprie stragi. Quel che sta cambiando è che i Sapiens ora non perdono occasione per dire che la misura è colma e ne hanno abbastanza, il tempo di un cambiamento vero nelle relazioni tra le specie è sempre più vicino
ROTAFIXA

LA LUNA E I CALANCHI
"Le aree interne, le terre alte dell’Italia non sono luoghi minori, sono luoghi enormi. E solo una clamorosa miopia geografica porta a renderle invisibili... Bisognava aprire emotivamente i paesi, dilatare la loro anima e invece la modernità incivile degli ultimi decenni li ha aperti solo dal punto di vista urbanistico...". Ecco da qualche parte bisognerà pure ricominciare, magari da una festa, come quella della paesologia. "La festa della Paesologia è un piccolo esperimento di rigenerazione comunitaria in cui la politica e la cultura lavorano assieme... Una una prua nello stagno dell’indifferenza..."
FRANCO ARMINIO

 

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